Oggi migliaia di studenti sono alle prese con la prima prova dell’Esame di Stato. Forse ricorrendo ai 70 anni di Feltrinelli o forse volendo rispolverare un meraviglioso classico del ‘900, il Ministero dell’Istruzione ha inserito, fra le analisi del testo, un passo tratto da “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il romanzo, forse il più popolare del XX secolo, ripercorre le vicende del Principe Fabrizio Corbera di Salina, aristocratico siciliano che vive con non pochi dubbi e complessi la nascita del Regno d’Italia; pur proponendo, nella sostanza, un tema di carattere storico ben preciso, il Risorgimento, il romanzo vuole essere a tutti gli effetti lo specchio delle contraddizioni seguite al crollo degli ideali morali della Resistenza italiana al termine della Seconda Guerra Mondiale; seguendo le vicende contradditorie che hanno portato alla creazione dell’Italia, Lampedusa interpreta, in un modo tutto suo e al tempo stesso così popolare, la realtà del suo tempo, scavando nell’animo umano e nelle contraddittorietà che sempre lo dominano. Il libro fu stampato grazie al fine lavoro editoriale di Giorgio Bassani. Ripercorriamone brevemente le tappe.
Nel 1958 Giorgio Bassani cominciò la sua collaborazione con l’editore milanese Giangiacomo Feltrinelli. Qui, dal 1958 al 1963, diresse la collana “Biblioteca di letteratura” divisa nelle due sezioni “I contemporanei” e “I classici moderni”; nella prima sezione trovarono posto giovani autori esordienti o sconosciuti, nella seconda, invece, vennero pubblicati testi stranieri già noti fuori dall’Italia.
Nell’autunno del 1957, su consiglio dell’amica Elena Craveri Croce (figlia di Benedetto Croce), Bassani si recò a recuperare, presso la portineria di un palazzo, il dattiloscritto di un romanzo di una non identificata aristocratica “signorina siciliana”. Gli bastò leggere la prima pagina per capire di trovarsi davanti ad un capolavoro.
Informatosi sull’identità dell’autore, Bassani scoprì che non si trattava di un’aristocratica “signorina siciliana”, bensì di un principe, Giuseppe Tomasi principe di Lampedusa, morto nell’estate del 1957. Ricordò anche di averlo conosciuto qualche anno prima, a San Pellegrino, in occasione di un convegno di scrittori, dove il Principe si era recato con un servitore e il cugino, il poeta Lucio Piccolo, in quell’occasione presentato al pubblico da Montale. Il Principe, stimolato dall’ambiente letterario italiano, si mise a scrivere il romanzo in una prima stesura, fra il 1954 e il 1956, che manderà poi ad Einaudi e Mondadori; presso Einaudi, dove Vittorini dirigeva la collana dei “Gettoni”, il libro venne respinto. Stessa cosa da Mondadori.
Leggendo il dattiloscritto Bassani si rese conto che ne mancavano delle parti; entrò così in contatto con la vedova di Lampedusa e i suoi zii, i conti Bianchieri, che gli affidarono altre parti dattiloscritte. Bassani realizzò che queste ultime erano qualitativamente assai inferiori e decise di mettersi alla ricerca del manoscritto. La contessa Bianchieri mostrò a Bassani e all’amico Niccolò Gallo, filologo, il manoscritto, ma i due realizzarono, confrontando le due stesure, che la versione dattiloscritta era assai meno precisa ed efficace di quella manoscritta. Bassani decise dunque di partire per Palermo, alla ricerca di altre possibili parti inedite e di altro eventuale materiale d’autore. A Palermo la vedova Lampedusa affermò di non avere altro, ma gli presentò il figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi che, spontaneamente, tirò fuori il manoscritto definitivo del “Gattopardo”. Qui Bassani trovò il capitolo inedito su Padre Pirrone e, dopo un complesso ma attento lavoro di collazione in cui fu aiutato da Gallo, Bassani presentò il lavoro e la sua meravigliosa prefazione alla vedova di Lampedusa. Lei diede il via alle stampe e così uscì, per Feltrinelli, “Il Gattopardo”.
Il successo fu inaspettato e inarrestabile. Il libro venne immediatamente ristampato in decine e decine di edizioni e ristampe, scatenando un vero caso editoriale senza precedenti.
Nel 1959 “Il Gattopardo” vinse il premio Strega postumo.
“Se ‘Il Gattopardo’ fosse uscito dieci anni più tardi, sarebbe stato frainteso. Infatti la forza del romanzo fu nell’aver incontrato un sentimento di generale frustrazione degli ideali infranti. Il successo si spiega in questo impatto. Circa infine la popolarità, la semplicità, non si prendano per corrività o volgarità: è semplicemente che questi attributi sono alla base di certe opere di carattere religioso, di un certo tipo di religiosità. Lampedusa è partito da una condizione di aristocrazia ed è arrivato all’opposto, agganciando un’intera assemblea. Ed è proprio per questo che dà tono a un’epoca e un crisma ad una generazione. Senza fiele o furore tutti dovrebbero riconoscerlo.”
(Giorgio Bassani in Giuseppe Servello, “Siamo tutti siciliani”, ‘Giornale di Sicilia’, 13 gennaio 1970)
Marcello Azzi

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