In Svezia è da poco uscita la nuova traduzione a cura di Johanna Hedenberg di Dentro le mura. Riportiamo di seguito la traduzione della recensione scritta dalla scrittrice Lina Wolff e apparsa sul quotidiano Sydsvenskan il 13 agosto 2020.
PERLE DALL’ITALIA BRILLANO IN SVEDESE
Lina Wolff si stupisce che Giorgio Bassani, spesso paragonato a Proust, non goda di un adeguato riconoscimento internazionale
Alcuni giorni dopo aver partorito, Lida Mantovani, protagonista del racconto omonimo, ambientato nel 1929, capisce che il padre del bambino l’ha abbandonata. Ritornata a vivere con la madre nella casa in cui è nata, un modesto appartamento in un seminterrato di via Salinguerra a Ferrara, incontra un vicino, il signor Oreste, che diventa poi suo marito. Oreste spera che Lida gli dia un figlio suo e questa speranza è una metafora dell’attesa di un avvenire felice che, come la gravidanza stessa di Lida, non si si realizzerà mai. Gli anni Trenta porteranno invece con sé violenza, disperazione e morte, con conseguenze disastrose non solo per Oreste, ma per l’intera società italiana.
Quando si comincia a leggere i racconti di Giorgio Bassani (1916-2000) riuniti nella raccolta Dietro le mura, ci si sente subito trasportati da una scrittura che sembra produrre come una sorta di incanto ipnotico. Altri tempi, altri luoghi. L’epicentro dei cinque racconti è dato dalla città di Ferrara, in Emilia-Romagna, durante gli anni Trenta e Quaranta, e i tutti racconti, in un modo o nell’altro, ora direttamente, ora in modo allusivo, evocano la guerra e il fascismo.
Al centro del racconto Una notte del 43 vi è l’entrata dei fascisti a Ferrara. Qui l’autore sceglie di raccontare gli avvenimenti attraverso le voci contraddittorie e confuse degli abitanti della città. Undici persone vengono fucilate quando le camicie nere entrano in città. Ma come sono stati fucilati? e perché? E quali ragioni sono all’origine di questi omicidi? Le versioni e le motivazioni si intrecciano e il racconto precipita verso una conclusione inquietante.
Il mio racconto preferito è Una lapide in via Mazzini. La guerra è ormai finita quando si svolgono gli avvenimenti di questo racconto. Geo Josz, sopravvissuto ai campi di concentramento tedeschi, ritorna a Ferrara proprio quando sta per essere scoperta una lapide con i nomi dei 183 ebrei di Ferrara deportati. Anche il suo nome figura sulla lapide e Geo sembra chiedere scusa, non senza malizia, di essere riapparso al momento sbagliato. La prima cosa di cui si stupiscono gli abitanti della città è che Geo non assomigli all’uomo che loro ricordano. Il suo assurdo sovrappeso li induce a pensare che forse in realtà è qualcun altro o che ha potuto godere di un trattamento di favore nel campo di concentramento. Inoltre Geo si comporta in modo bizzarro, non come dovrebbe comportarsi qualcuno che è sopravvissuto alla deportazione. Ma ciò che soprattutto sconvolge gli abitanti della città è il fatto che Geo non cerchi subito di riavere la sua abitazione, ma si installi invece nell’alta torre che si trova nello stesso edificio che ospita il suo appartamento. Gli abitanti della città pensano che Geo non dorma mai e dalla torre tenga tutti costantemente sotto sorveglianza. E che dalla sua postazione formuli una condanna su tutta la città. Un giorno Geo sparisce e le ragioni di questa scomparsa restano misteriose.
Il modo di scrivere di Bassani è stato paragonato a quello di Proust e questo accostamento è certamente più che giustificato. La scrittura di Bassani, libera, sciolta e animata da una serrata tensione analitica, procede senza fare ricorso a effetti drammaturgici o a scontate soluzioni d’intreccio. Gli avvenimenti che racconta sono sconvolgenti e terribili, ma la penna mantiene la calma, come una corda di violino silenziosa in una notte d’incubo.
È sorprendente che Bassani non goda di una adeguata fama a livello internazionale, ma probabilmente ciò dipende dal fatto che è rimasto nell’ombra di altri scrittori italiani celebri, come Italo Calvino e Primo Levi. Grazie alla traduzione sensibile e poetica di Johanna Hedenberg, Bassani emerge, in questi racconti di intatta perfezione, nella sua luce migliore. Non perdete queste perle in una raccolta che è in sé una perla.
Lina Wolff
Scrittrice e traduttrice